Utilizzata per oltre 50 anni come anestetico, la sostanza viene riproposta da alcuni come antidepressivo – Il parere dell’esperto
Dal 2020 una nuova terapia a base di ketamina viene proposta ad alcuni pazienti che soffrono di depressione. Una malattia che, secondo dati relativi al 2021, colpisce l’8% della popolazione con patologie gravi o moderate. Il 26% soffre invece di depressione leggera.
I metodi di assunzione sono essenzialmente due: uno per via endovenosa e uno per via nasale, grazie all’esketamina, un derivato della prima. Comparando i due sistemi, risulta che la somministrazione per via endovenosa “appare più efficace”, spiega lo psichiatra Jean-Frédéric Mall, sottolineando tuttavia che “l’esketamina nasale è comunque più efficace rispetto a molti altri antidepressivi convenzionali”.
Accanto ai benefici antidepressivi, la sostanza può produrre nel paziente anche effetti dissociativi, come la distorsione della realtà o la sensazione di essere separati dal proprio corpo o dai pensieri ricorrenti.
Su questo punto è importante “non confondere il lato farmacologico della sostanza con il suo utilizzo ricreativo”, sottolinea lo psichiatra e psicoterapeuta Michele Mattia. Se si consuma la ketamina entro “una modalità ricreativa o ludica, il rischio è quello di dissociarsi eccessivamente dalla realtà, andando a sviluppare una dipendenza psicologica significativa”.
La comunità medica sta indagando le possibili conseguenze negative della sostanza, focalizzandosi in particolare sul rischio di sviluppare una dipendenza fisica.
Tuttavia la sostanza non è una panacea per tutti mali e farne ricorso è raccomandato solo in determinate situazioni. È particolarmente indicata per i pazienti che soffrono di “depressione resistente”, precisa Michele Mattia, una diagnosi che riguarda tutte le persone che hanno tentato “due percorsi di cure con medicamenti classici” ma senza ottenere i risultati sperati. Accanto all’assunzione dell’esketamina, un farmaco classico accompagna sempre il trattamento, sottolinea lo psichiatra.
A differenza di molti psicofarmaci tradizionali, la ketamina non agisce sulla serotonina, ma sul glutammato. Questo le permette di “agire direttamente al livello del neurotrasmettitore”, chiarifica Mattia, “lavorando proprio sulla trasmissione fra i vari neuroni: questa è la grande novità”.
Il Dr. med. Michele Mattia, psichiatra, Presidente ASI-ADOC ne parla al Telegiornale.