Fobie specifiche

Cosa sono le fobie specifiche o semplici?

informarsi sui disturbi aiuta a prevenirli e curarli

Ci rendiamo conto che queste persone hanno paura di situazioni, o di animali, che in determinate circostanze possono essere preoccupanti, ma che la maggior parte delle persone affronta senza eccessive difficoltà. 

A volte sembra che vivano come sentinelle: attentissime a qualunque indizio possa farle sospettare che dietro l’angolo si prospetti la situazione, o si trovi l’oggetto delle loro angosce. Tendono, infatti, a evitare la situazione che genera tutta questa angoscia, e a volte ci riescono, a costo però di un restringimento dei loro ambiti di vita, del quale sono consapevoli. Siccome sono in chiaro sulla natura eccessiva di quest’ansia, la limitazione della loro vita li fa soffrire.

Ambienti chiusi (claustrofobia):
aereo, treno, stanza chiusa, apparecchio TAC, gallerie, autostrade, ascensore, cinema, ristorante, ecc. Queste persone sono spaventate da diverse situazioni in cu si potrebbero trovare, e spesso cercano di evitare persino l’idea di potersi avvicinare, o la parola che indica la situazione stesa. Quando riescono p.es. ad entrare in un ambiente chiuso, tenderà a mettersi vicino alle uscite, a sincerarsi che non ci siano ostacoli a raggiungerle, o a farsi accompagnare.

Ambienti chiusi (claustrofobia):
aereo, treno, stanza chiusa, apparecchio TAC, gallerie, autostrade, ascensore, cinema, ristorante, ecc. Queste persone sono spaventate da diverse situazioni in cu si potrebbero trovare, e spesso cercano di evitare persino l’idea di potersi avvicinare, o la parola che indica la situazione stesa. Quando riescono p.es. ad entrare in un ambiente chiuso, tenderà a mettersi vicino alle uscite, a sincerarsi che non ci siano ostacoli a raggiungerle, o a farsi accompagnare.

Ambienti alti (vertigini):
È la paura di non riuscire a sopportare di trovarsi in alto.

Sangue (proprio ed altrui):
Chi ne soffre non sopporta la vista del sangue: di solito, sviene. Spesso del proprio sangue, spesso di quello altrui. Tenderà quindi a evitare film, spettacoli, discorsi sulla salute sua e altrui, e rischia di trascurare persino la propria salute. Fenomeni atmosferici e legati al tempo: Chi soffre di questa fobia evita accuratamente, rispettivamente, l’oscurità, e le manifestazioni temporalesche. È chiaro che sia l’oscurità, sia i temporali, possono disturbare chiunque, in particolare se una persona si trova senza riparo o senza luce, ma la tensione, l’emozione, il terrore, e la cura per evitarle sono eccessive, e interferiscono pesantemente con la vita quotidiana, specialmente quando una persona si trova in una situazione protetta.

Malattie e malesseri:
Questo tipo di fobia viene chiamato anche “ipocondria”. Si tratta della tendenza a interpretare in senso catastrofico ogni piccolo disturbo del corpo, persino i suoi normali rumori, le pressioni, e i suoi movimenti. Ci sono degli organi predisposti a fungere da ricettacolo di queste paure: il cuore, l’intestino, i polmoni, il cervello, così come ci sono malattie che risvegliano stati d’ansia, molto più che non altre: l’infarto, i tumori, le malattie a trasmissione sessuale, l’AIDS, la demenza bovina, la malattia di Alzheimer. Questo disturbo è accompagnato da un intenso bisogno di rassicurazione, che viene richiesta dapprima al medico, poi ai familiari, il cui effetto tranquillizzante è sempre meno efficace. In determinati casi non è sempre ben chiaro se il soggetto abbia paura della diagnosi, e quindi sia alla ricerca della certezza assoluta di non esserne colpito, oppure abbia una intuizione di malattia. In questo caso, qualunque risposta “rassicurante”, in realtà lo confermerà di essere affetto da un male misterioso e insidioso. La medicina moderna, con il ricorso a esami sempre più approfonditi, tende a incentivare questo tipo di fobia.

 

Animali:
Topi e altri animaletti; ragni, insetti, serpenti, o altri rettili; cani, gatti, cavalli, uccelli. La prudenza non è mai troppa, e alcuni di questi animali o fanno normalmente schifo, oppure sono da evitare per ragioni comprensibili. Altri, come i serpenti, sembrano avere un ruolo importante nelle preoccupazioni degli esseri umani. Ma si tratta di un’angoscia sproporzionata, accompagnata da un’ansia anticipatoria estenuante, che mira all’evitamento, ma che non permette a volte di vivere con serenità le circostanze normali della vita.

Persone e funzioni:
Ben note sono la fobia del dentista e quella del medico, che possono essere appaiate, o trovarsi accanto ad altre fobie di questo gruppo (fobia del sangue, quella dell’oscurità, del barbiere, della scuola, ecc.).

Conoscere per prevenire

Sintomi e cura

La fobia “specifica”, detta anche “semplice”, è tutt’altro che “semplice”. La troviamo in molti ambiti di vita, ed a volte una persona ne ha più d’una. Ecco i principali ambiti di sviluppo: 

Una fobia semplice o specifica è una paura intensa e irrazionale verso una situazione, una persona, un oggetto, un animale, una circostanza, una preoccupazione di salute che solitamente non desta particolari preoccupazioni, o che, se ne desta, andrebbe affrontata in modo razionale. Spesso il singolo soggetto ne ha più di una. Notiamo fobie semplici anche durante l’infanzia, ma di solito scompaiono durante l’adolescenza. Caratteristiche tipiche sono l’attenzione spasmodica per evitare un incontro rischioso, da cui deriva un intenso bisogno di controllo. Le ansie anticipatorie sono una forma di questo bisogno di controllo: il soggetto affronta nel pensiero tutte le possibili maniere per evitare le situazioni vissute come intollerabili. In realtà, non fa che approfondire il problema. Il momento d’ansia acuto si può manifestare anche solo nell’attesa o nel timore di fare l’incontro paventato. È sempre caratterizzato da ansia, da riduzione delle capacità di pensare in modo razionale, e di prendere decisioni utili, sostituite da pensieri catastrofici, da sensazioni somatiche che confermano il “pericolo”, dal bisogno di fuga.

Comincia, spesso piano piano, durante l’adolescenza, ed ha un andamento cronico, con periodici peggioramenti, e miglioramenti transitori. Più raro è l’inizio violento e rapido. La persona che soffre di questo tipo di ansie non si rende conto bene che nessuno è padrone dei propri pensieri. E ci sono pensieri che possono essere fastidiosi, o magari persino inquietanti. Se sono inquietanti, generano una tensione interna, uno stato di allarme. Ora, chi soffre di ansia tende a sentire questo stato (in sé normale) come una prova della pericolosità del pensiero: la tensione che sento se penso ai ragni (“stimolo fobico”) dimostra la loro pericolosità. Due sono le strade per mettersi al sicuro: stare bene attenti a evitare tutte le possibilità di incontrarne, e, se poi ne incontro, fuggire immediatamente. Ma l’attenzione allo stimolo fobico, e la fuga dallo stimolo, sono un metodo per rendere lo stimolo stesso sempre più presente e più prossimo. Si forma un circolo vizioso in cui la fobia non fa che aumentare. Non solo: il soggetto si rende conto che non fa che collezionare sconfitte. Una ragione in più per sentirsi preda dell’ansia. Alla fine, sovente, chi soffre di una fobia semplice si rende conto di trovarsi in una specie di gabbia psicologica e sociale. Deve rinunciare a molte possibilità di carriera, di svago con familiari ed amici, di libertà. Spesso deve mobilitare i suoi familiari e i suoi amici per farsi accompagnare, o per farsi addirittura rappresentare. Se questi tendono a prestarsi, in realtà non fanno che approfondire il disturbo di cui soffre il loro congiunto.

Si calcola che, nel corso della vita, tra il circa il 10 e l’11,3% della popolazione ne può soffrire. Nel corso di un anno, sappiamo che ne soffre circa il 9% della popolazione di un paese. Spesso non è l’unico tipo di disturbo ansioso di cui soffre. All’inizio, è possibile confonderla con la prudenza, magari eccessiva. E la persona che ne soffre tenderà ad accreditare una interpretazione del genere. (Dati desunti dal Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali – DSM-IV. Quarta edizione, 1995).

La fobia semplice a volte è familiare, ma non sappiamo bene perché alcuni la sviluppano, mentre altri, invece, no. I ricercatori hanno messo in evidenza che parecchi centri cerebrali sono implicati nella paura e nell’ansia. Grazie allo studio del funzionamento cerebrale, hanno potuto sviluppare terapie migliori. Peraltro, a queste terapie hanno contribuito anche i risultati evidenziati dalla psicologia generale. La maggior parte degli specialisti ritiene che ci sono fattori che hanno a che fare con circostanze ambientali, come lo stress, e, a volte, con pregresse esperienze di vita.

La prima cosa da fare è parlarne con il proprio medico. Questi può eseguire degli esami per escludere la presenza di una malattia fisica che abbia sintomi simili a quelli della fobia semplice. Poi, il medico può discutere con la persona la segnalazione ad uno psichiatra o ad uno psicoterapeuta, esperti di crisi d’ansia. La fobia semplice è generalmente curata con psicoterapia, con farmaci, o con ambedue. Alcuni pazienti migliorano con la psicoterapia, mentre altre vanno meglio con i farmaci. Altri, invece, vanno meglio con una combinazione dei due. La scelta adeguata può essere fatta parlandone con il proprio medico.

La faccenda dei farmaci è discussa. In realtà, nel caso della fobia specifica, non sono sempre necessari. A volte, sono però d’aiuto. La decisione se sì o se no, va presa con il terapeuta. Va detto che molte persone “sono contrarie per principio”. In realtà, vanno calcolati non solo gli inconvenienti della prescrizione dei farmaci, ma anche i vantaggi che ne possono derivare.

Perché precludersi possibilità? La cosa strana è che molte persone, per “farsi forza” e per superare l’ansia, “si curano” con sostanze ben più pericolose, come l’alcol, gli antidolorifici, o la canapa. I farmaci più comunemente prescritti sono i farmaci ansiolitici e i farmaci antidepressivi. I farmaci ansiolitici sono assai potenti, e appartengono a parecchie famiglie. Alcuni di questi agiscono subito, ma non dovrebbero essere presi a lungo, perché poi tendono a perdere di efficacia. Gli antidepressivi sono usati per curare le depressioni, ma si sono rivelati utili anche nella fobia semplice. È probabile che in questo caso siano prescritti più spesso che non gli ansiolitici. Gli antidepressivi, però, cominciano a dare risultati solo dopo alcune settimane, non subito. A volte provocano effetti collaterali, come mali di testa, nausea, o difficoltà di sonno. Perlopiù questi effetti collaterali sono facilmente tollerati, perché diminuiscono con il tempo, e possono essere ridotti al minimo se si comincia con dosi ridotte, da aumentare lentamente. Se si notano effetti collaterali, è necessario parlarne subito con il proprio medico.

È importante sapere che, per quanto gli antidepressivi siano sicuri, in determinati casi, richiedono attenzione se usati per bambini, adolescenti e giovani adulti. In particolare, siccome fanno aumentare l’attivazione, possono stimolare idee suicidali, nelle persone che le covano.

Chi prende antidepressivi dev’essere monitorato da vicino, specialmente all’inizio della cura. Un altro tipo di farmaci, chiamato beta-inibitori, può contribuire a diminuire l’intensità dei sintomi fisici della fobia sociale, come la sudorazione eccessiva, il tremore e l’accelerazione del battito cardiaco. Sono di solito prescritti quando i sintomi della fobia sociale si presentano in determinate circostanze, come la “paura della ribalta”. Nel caso della fobia semplice sono di uso assai raro. possono derivare.

I gruppi di auto-aiuto

solidarietà e aiuto

I gruppi di persone che soffrono di fobia specifica sono molto utili: accelerano il lavoro terapeutico, creano legami tra persone che hanno problemi in comune, e chi va avanti verso la guarigione diventa uno stimolo per chi lo segue su questa strada.

Di solito, una persona decide di percorrere la via della presa in carico e della guarigione “quando non ne può più”, ossia quando ha toccato il fondo. La nozione di “aver toccato il fondo” è una convinzione soggettiva, con una componente emotiva molto importante. Può essere un cambiamento desiderato nella sua vita (matrimonio, nascita di un figlio), una esigenza in cui uno si rispecchia (nuova professione, cambiamento), un desiderio intenso e nutrito da tempo (vacanza, trasloco).